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Università Popolare "Antonio Gramsci"

Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.

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Perché Gramsci

La scelta di un nome

  1. È il richiamo ad un atteggiamento di ricerca caratterizzato da un chiaro e solido ancoraggio politico ed etico, aperto ed inclusivo (anche da parte di chi tra noi non si considera comunista);
  2. È il richiamo a un pensatore il cui lavoro è stato studiato ed utilizzato in tutto il mondo, a cominciare dagli USA e dall'America Latina, e che ci sta particolarmente a cuore: insomma un segnale forte di internazionalità;
  3. Con Gramsci infine, non viene scelto solo un nome, viene colto anche il senso più sostanziale della sua lezione: tenere duro nella sconfitta e, al tempo stesso, interrogarsi senza remore sulle ragioni vere e profonde del fallimento di un percorso politico.

Intitolare ad Antonio Gramsci il nostro progetto non vuole dunque essere né una scelta identitario-minoritaria, né un omaggio ad un presunto paradiso perduto. Ripartiamo da Gramsci, con umiltà e con una gran voglia di ragionare insieme tra generazioni, perché Gramsci si interrogava sulle ragioni di una sconfitta. È questo è quanto dobbiamo fare noi ora. Lo storico Guido Crainz si è chiesto: "Da dove sono usciti fuori gli anni Ottanta?" rispondendo poi: "Già c'erano, ma vi erano degli anticorpi che li contrastavano". Vero, ed aggiungiamo: anche gli anticorpi non erano poi così sani. Insomma, nessun rimpianto: l'atto umile di rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare al futuro.

Perché Popolare

1) il nome "Università popolare" si ricollega a una bella tradizione del movimento operaio e popolare delle origini, a cui (come ci insegnava Pino Ferraris) la nostra attuale fase storica, ahimé, somiglia molto. Unigramsci si rivolge a tutti quelli che credono che la formazione non finisca con le scuole o con i corsi aziendali e che hanno voglia di approfondire la conoscenza della realtà, anche se non sono attivi politicamente. L'Unigramsci, nel rispetto della sua denominazione, ha prezzi molto popolari. Università popolare è fare cultura, formazione, discutere, non è uno strumento di guadagno. I relatori dei corsi non ricevono alcun compenso. Il costo delle iscrizioni è necessario a coprire le sole spese per funzionamento della nostra attività.

2) noi (ri-)fonderemmo – quasi simbolicamente – una Università del Popolo come luogo di ricerca e formazione: questo nel momento stesso in cui la borghesia distrugge la sua Università, quella che avevamo cercato di democratizzare nel dopoguerra (e tanto più a cominciare dal '68) e nel momento stesso in cui la tutela del patrimonio culturale, materiale ed immateriale, è limitata alla semplice e stucchevole retorica del "petrolio nazionale". Questo, ancora, mentre le già scarse risorse economiche vengono ulteriormente ridotte, condannando di fatto all'emarginazione sociale e privando di senso il lavoro intellettuale ( primo fra tutti quello dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola pubblica) ed il concetto stesso di risorsa ed attività culturale socialmente accettabile.

3) "Universitas" implica alcuni significati che rispecchiano i nostri intenti:

  • occuparsi praticamente di tutto ( di tutto ciò che ci interesserà), ed in questo senso la forte diversificazione delle competenze e degli interessi disciplinari presenti in Unigramsci rappresentano un grande patrimonio da sviluppare ed accrescere;

  • legare didattica alla ricerca, dando vita ai primi "nuclei di lavoro", costituiti in seminari a carattere permanente, dai quali potrebbero svilupparsi strutture più stabili e meglio definite dal punto di vista disciplinare.

4) In ultimo e non meno importante: il nome stesso di Università Popolare (UP), implica una attività che non si ripropone di cercare o rivendicare finanziamenti pubblici, intendendo al contempo mantenere sempre aperto il dialogo, favorendone i raccordi, sia con il comparto pubblico, con le Istituzioni rappresentative o con gli Enti e gli Istituti di ricerca.

Dal Blog

Sull'infame risoluzione del parlamento europeo che equipara comunisti e nazisti

11 Ottobre 2019

In data 19 settembre 2019 il parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, il testo relativo alla “memoria europea per il futuro dell’Europa”.

Detto documento sancisce che “l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze; rammenta che questi valori sono comuni a tutti gli Stati membri” (art.1).

A seguito di molte delibere prese dal consiglio stesso, ed in particolare della risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, del 26 gennaio 2006, relativa alla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti, la risoluzione votata il 19 settembre “invita tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista”(art. 5). Invita inoltre “tutti gli stati membri a celebrare il 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell’UE (…)” (art. 8)

In quanto comunisti, i nostri valori sono quelli della libertà, della solidarietà, dell’eguaglianza, dell’emancipazione, del rifiuto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e proprio per questo troviamo rivoltante il testo approvato dal parlamento europeo che condanna i nazisti, criminali sanguinari fautori dell’...

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